Il paese del pensiero medico
Duno, posto sulle pendici del monte San Martino in provincia di Varese, è un piccolo paese di montagna illuminato dal sole, accarezzato dal vento, a volte stretto in un grigio abbraccio da coltri nuvolose che lo isolano dal resto della valle, la Valcuvia, che si protende ai suoi piedi e si estende fino al Lago Maggiore. Il paesaggio e il clima sono stati da sempre le principali attrattive di un paese la cui popolazione, nonostante vivesse dell’attività agricola e dei proventi del lavoro degli emigranti, ha condotto un’intensa e più che dignitosa vita sociale fatta di condivisione di ideali e di solidarietà.
Fino al secondo dopoguerra i dunesi si sono distinti nel campo edile, non solo in Italia, sia come fornitori di manualità sia come progettisti e costruttori e hanno avuto come punto di riferimento il loro paese cui rivolgevano, a volte anche da lontano, interesse e attenzioni.
Poi migliori opportunità lavorative e l’esigenza di agi e confort più adeguati alle necessità e alle attese della vita moderna hanno agevolato la migrazione dei dunesi verso altre mete, lasciando in paese poche famiglie residenti.
Negli ultimi decenni sono giunti nuclei famigliari di villeggianti che hanno deciso di trascorrere parte della loro vita in un luogo ben disposto all’accoglienza.
É da un nuovo intreccio di trama e di ordito che potrà essere prodotto quel tessuto di pregio capace di rinnovare motivazioni di crescita e di slanci promozionali in termini artistici.
Duno ha conosciuto anni di gloria e di splendore dall’inizio degli anni Quaranta alla fine degli anni Cinquanta, grazie all’impegno di due sacerdoti, don Carlo Cambiano e don Ernesto Tentori supportati da autorità locali, da medici e da giornalisti. Don Cambiano si pose come obiettivo del suo ministero sacerdotale sia la cura delle anime che gli erano state affidate sia l’impegno a dare al paese opportunità di «rinomanza».
Dedicò proprio per questo il Tempio, costruito nel 1938 al centro del paese, ai “Medici d’Italia”, perché costituisse un punto di riferimento per i medici e per le loro famiglie e per tutto il mondo legato alla medicina, un luogo da venerare e da visitare. Di conseguenza ne avrebbe tratto beneficio il paese stesso, divenendo meta turistica con i vantaggi che ne sarebbero derivati.
Negli anni Cinquanta la frequentazione, per nascita o per elezione, di una borghesia colta e di generosi mecenati, permise, per un certo periodo, alla piccola comunità dunese di accostarsi al mondo dell’arte e di raggiungere una notorietà che superò i confini nazionali.
Grazie alla generosità della famiglia dell’architetto Mario Borgato il paese fu dotato nel 1951 di uno spazio adeguato ad accogliere eventi culturali, un salone con palcoscenico, macchina per proiezioni cinematografiche e televisione.
I premi istituiti a Duno
Il salone fu inaugurato il 25 aprile 1951 e dedicato al giovane partigiano Giorgio Comitato « Amici di Duno », presieduto dal succitato architetto Borgato, con la fattiva collaborazione del giornalista Eugenio Tacchini, cui si deve la geniale intuizione del matrimonio tra cultura e turismo, furono istituiti nel 1956 il Premio Letterario nazionale Duno «Giorgio Borgato» riservato a scrittori nati dopo il 1919, il Premio Giornalistico Duno «Giorgio Borgato» per un articolo dedicato a Duno e alla Valcuvia e pubblicato su un quotidiano o su un periodico e il Premio Teatrale «La noce d’oro», riservato a interpreti di commedie italiane di stagione.
Francesco Flora, presidente della Giuria del premio letterario ebbe a dire:
«Un premio letterario a Duno, un Comune che conta appena 145 abitanti, è un fatto di felice ardimento che non può sfuggire ad alcuno. A un uomo di lettere esso appare con ingegnoso gusto a richiamare l’attenzione su un piccolo paese, meravigliosamente aprico e salubre, che si leva come un’aerea loggia sul confine tra l’Italia e la Svizzera, tra le montagne prealpine e le valli che conducono ai laghi della provincia di Varese: un luogo di nativa semplicità, di silenzio sorgivo, di solitudine antica ».
Facevano parte della giuria, che esaminò 250 manoscritti, nomi di spicco della letteratura italiana: Carlo Bernari, Gianfranco Bianchi, Alfonso Gatto, Giuseppe Raimondi, Bonaventura Tecchi, Marco Valsecchi.
Si ha notizia che si interessarono a Duno ben 700 giornali e riviste, tra nazionali e internazionali. Nel 1957 trovò continuità solo il Premio teatrale che assunse la nuova denominazione di «Noci d’oro» e che fu esteso al cinema e alla televisione.
Si ideò in quell’anno anche un concorso «Noci d’argento» per compagnie filodrammatiche provinciali che avrebbero proposto le loro opere sul palcoscenico di Duno nel 1965 in occasione del decennale della manifestazione. Con quest’ultimo evento si concluse il felice tempo dei fasti e su Duno calò il sipario.
La Giornata del Medico
Sul finire del secolo scorso, dal 1997, i medici ripresero la tradizione dell’annuale pellegrinaggio a Duno in occasione della festa di S. Luca, loro protettore. L’Ordine dei Medici chirurghi e degli odontoiatri della Provincia di Varese e la Facoltà di Medicina dell’Università dell’Insubria organizzarono a Duno, il 26 ottobre 2003, la prima Giornata del Medico,
«un’occasione per festeggiare i medici in attività, i neo laureati e anche per ricordare quanti non sono più» e «per gettare le basi per una nuova tradizione che aiuti tutti i medici a riscoprire l’etica della professione», come spiegarono il presidente dell’Ordine, Pier Maria Morresi e il preside della Facoltà di Medicina, Paolo Cherubino.
In quell’occasione fu scoperta sotto il portico, nella Zona del Silenzio, una targa con i nomi di tre medici che hanno avuto un ruolo importante per l’avvio dei corsi di Medicina a Varese: Antonio Fornari, Mario Cherubino, Delfino Barbieri.
I medici che hanno perso la vita per una causa importante
Con la festa del 24 ottobre 2004 si riprese la tradizione di iscrivere sulle lapidi del Sacrario i nomi dei medici scomparsi nell’anno precedente e in quello in corso: visto l’esiguo spazio rimasto a disposizione fu deciso di apporre i nomi di quei medici che nell’esercizio della professione hanno perso la loro vita per una causa di rilevante importanza. Furono incisi i nomi di Carlo Urbani (medico che ha scoperto la Sars ed è morto a Bangkok nel 2003), Roberta Zedda (violentata e uccisa mentre svolgeva il servizio di guardia medica a Solanussa in provincia di Oristano), Alessandro Ricchi e Antonio Carta (morti in seguito alla caduta presso Sinni – Cagliari, del velivolo sul quale si trovavano impegnati nel trasporto di organi per un trapianto).
Cinque anni dopo e, precisamente il 29 settembre 2009, fu costituita l’Associazione Centro per lo studio e la promozione delle professioni mediche, con l’intento di valorizzare e promuovere culturalmente il Tempio di Duno, di approfondire la storia e di favorire la conoscenza delle professioni mediche in tutti i loro molteplici aspetti.