Il Tempio Votivo dei Medici d’Italia è un edificio sacro strettamente legato alla figura di un sacerdote illuminato: don Carlo Cambiano.
Lasciare la Chiesa della Consolata di Torino, una basilica molto venerata dai torinesi, per uno sperduto paesino della Valcuvia, non deve essere stata per Don Carlo una scelta facile. Con molta probabilità nella sua
mente, capace di vedere di là dal presente e di generare, contemporaneamente, vulcaniche idee, si erano già abbozzati ambiziosi progetti.
Pochi giorni dopo il suo arrivo a Duno, il giovane sacerdote annota nel Liber Cronicus:
“E’ facile immaginare quale enorme differenza trovai dalla mia cara Diocesi di Torino, a questo piccolo paese sperduto tra i monti che mi apriva però un mare magnum di apostolato. Intesi che forte era la mia responsabilità e che la Provvidenza mi assegnava un grande lavoro da compiersi in un terreno che occorreva dissodare con dolori e sacrifici per renderlo atto a ricevere la divina semente.”
Con don Cambiano, il cui animo conserverà nel tempo un invidiabile ardore giovanile, il paese rifiorisce a nuova vita non solo religiosa, ma, soprattutto, sociale ed economica. Il primario obiettivo di questo vicario
è che Duno abbia una notorietà duratura nel tempo, quella che lui chiama un destino di rinomanza.
Il suo impegno spazia dalla conservazione e valorizzazione dell’Oratorio di S. Martino in Culmine, al miglioramento delle condizioni di vita dei suoi
parrocchiani e alla loro formazione culturale, alla costruzione di edifici sacri. Per sostenere economicamente le innumerevoli attività, percorre
la strada della produzione di opere letterarie: scrive la Monografia di Duno e Il figlio del Tribuno ovvero la storia della vita di San Martino e della chiesa a lui dedicata sull’omonimo monte. Poi è la volta di Medicus.
Il Medicus
Medicus è un libro che nasce da una storia curiosa. A Duno vanno a villeggiare, negli anni trenta, alcune famiglie di un Comune del pavese, Garlasco, cui, spesso, si uniscono il parroco e un sacerdote, tale don Giuseppe Sampietro, uomo di ragguardevole cultura, di carattere schivo che ama dissertare con don Carlo su vari argomenti. E’ nel corso di uno di questi incontri in cui si discute di medicina, argomento per il quale don Carlo nutre un certo interesse, che don Giuseppe parla della sua ricerca di massime e di aforismi inerenti all’arte medica.
Il manoscritto viene recapitato a don Cambiano il 24 ottobre 1937.
Il regalo di don Giuseppe, la stima e l’apprezzamento per il medico condotto Salvatore Giuffrida, che fino alla morte avvenuta nel 1934, con abnegazione, viaggia per la Valcuvia, giorno e notte, per sovvenire ai bisogni dei suoi pazienti, la consapevolezza, e l’orgoglio di essere medico delle anime maturano nel prelato una grande e profonda venerazione per i medici.
Di lui scriveva il giornalista Giovanni Cenzato:
“Per questo sacerdote il medico è un eroe, è l’uomo che cerca di allontanare dai suoi simili la vittoria di quell’eterna vincitrice di tutti che è la morte. In questa sua opera nobilissima, il medico viene soccorso dalla scienza. Ma la scienza, ad un certo momento, si arresta. Allora può soccorrere la Fede.”
I libri Medicus e Medicus Bilinguis (voluto perché il testo fosse accessibile anche a coloro che non avevano familiarità con la lingua latina) sono un dono di un dono per un dono: un dono, il dono di don Carlo Cambiano, di un dono, il lavoro di ricerca e di raccolta dell’amico sacerdote, per un dono “pro erigenda chiesa succursale di Duno” che don Carlo non esiterà a dedicare ai Medici d’Italia.